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Disobbedisco!

by IANVA

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1.
2.
Dividendo l’acquavite ed il mio trinciato forte Sopra l’altipiano all’alba, Io e un tenente prigioniero sprofondammo nel silenzio Di quell’invernale calma. L’aria tersa delle vette non recava quel fetore Ch’era a entrambi familiare, D’un’Europa di vent’anni presa nel filo spinato, A marcir come il letame… Ma se vi ho guidato è perché ero disperato, Non intrepida irruenza, ma solo indifferenza. E se mai fui Ardito, fu solo perché ferito Ero da tempo e attendevo il momento Dell’estremo congedo, del definitivo Credo Di chi mai sentì giusto null’altro che il disgusto… La battaglia del Solstizio s’annunciò con un tremendo Rombo lungo tutto il fronte Un buon giorno per morire, proprio quello che più a lungo La sua luce al mondo infonde. Li portai fuori cantando versi amari di condanna Imparati in angiporto, Confidando che la sorte raccogliendoci a manciate Almeno raddrizzasse un torto. Ma se fummo chiamati eroi ed encomiati La trattativa il sangue scherniva, E per tutti coloro che divennero concime Un regio dispaccio di cordoglio vile. Così presi licenza di sfidare la potenza Non più di avversari che sanguinavano al pari, Ma della mano che ordisce, in sicurezza e con decoro, E strangola i popoli con catene d’oro. Adesso ad un solo Superiore eternamente Vado cercando udienza: “Maggiore Renzi, presente!”
3.
Ti ricordi il nostro anteguerra? Sembra quasi impossibile, ora Si credesse davvero la Terra Luogo migliorabile ancora… “Guerra sola igiene del mondo”, dicevi E su tutto la convinzione Che la militanza non fosse che Arte E che l’Arte non fosse che Azione… Amico mio, Quanta castroneria in noi (Che lungo addio…) Che lungo addio che la guerra fu per noi All’utopia… Appena il tempo di vedere la realtà Brucia una generazione Appena liquidata un’autorità Ecco un nuovo padrone Con questo suicidio d’una civiltà Nello scempio e nell’orrore Un vecchio mondo ingiusto crolla e se ne va Ma ne avanza uno peggiore, Peggiore… Ora è chiaro a cosa è servito, Ed è ancora più chiaro chi è stato A sbancare quel tavolo verde che ora Rosso sangue è diventato. Sospinti dal soffio dell’oro quei bari Dell’autodeterminazione Ci assegnano un ruolo da sgherri dismessi Ora zitti, e via dai coglioni! Amico mio, Quante risposte che non ho (Ma il sangue mio…) Ma il sangue mio E’ il solo conio che potrò Battere… Un solo grido “Hic Manebimus Optime!” No, noi non smobilitiamo Un solo gesto “Audere Semper!”, altro non c’è Le armi noi non deponiamo. E restiamo, Restiamo Restiamo….
4.
Ad oriente ogni aurora appiccava un magnifico incendio Che talvolta un nero andare di nubi incupiva. Si scherzava con le bombe a mano, come fossero una cosa viva, Bestie di casa le cui reazioni fino in fondo non puoi prevedere. Ma le femmine si concedevano più volentieri A coloro a cui meno importava morire! C’erano casse di cognac e di munizioni, C’erano gerani e bandiere a tutti i balconi, C’erano guerci con folgori nell’unico occhio, Eroi, guitti, tribuni acclamati ad ogni crocicchio Di nuovo in armi! Di nuovo in armi! Di nuovo in armi! Obbedire all’Amore è il novissimo imperativo. Non turarsi il naso al fetore di una pace che offende, Farsi beffe col gesto impulsivo di chi a un tempo desidera e prende, E pisciare su decreti voluti da vecchi usurai. E su orditi a misura di boia, di contabili e baciapile Che al volo dell’aquila hanno sempre preferito l’ovile C’erano canzoni, e per ogni canzone una donna, C’erano illusionisti, ma non c’era inganno, C’erano ragazzi dal formidabile cuore: Si scatenava l’amplesso tra Musa e Furore! Di nuovo in armi! Di nuovo in armi! Di nuovo in armi!
5.
Per te Dovrei essere Kali La Dea Madre di mille pugnali Dovrei Trovare un macabro gusto A recar la tua testa Spiccata dal busto… Ero il plenario sanguinare Che macella la Ragione E di Dioniso la torcia. Ora, invece, son qua Come Lupa domata A morire per te. Di Menade è il tango che ascolti Trascinato dai venti… Per te Iniziatrice sarò Sovrana altera e schiava, Sia d’Arcadia o di Giava Quel dio rinnegherò. Sono rubino e veneficio E ancora spira di serpente, E sono chioma di Medusa. Poi d’un tratto mi scopro Trepidante in attesa Tu sai bene di che… Tu che sei salso come il mare Al mio palato, o militare Fonte pulita da cui bere Per riconsacrare L’Inconnue redenta Che s’affaccia in me Di Menade è il tango che ascolti Trascinato dai venti… Perché Luna nuova sarò Meretrice e poi Santa E la mia malapianta In giglio io muterò Trascino innanzi la mia piaga Tra l’inanità e i silenzi, Ma stupisci e ascolta, Renzi: Finché ho un filo di fiato Il mio canto infuocato Per te leverò…
6.
7.
E’ accaduto qualcosa di davvero singolare, Per dirla fino in fondo una pessima questione. Sedetevi, tenente, ho bisogno di parlare: Confido nella vostra discrezione. Vi è mai capitato di avere un nemico Che presta ascolto a quella stessa voce Che vi frusta dentro come fosse vento, pur portando una diversa croce? Se poi questo nemico ha la stolida saggezza, Invincibile, della Femmina Ancestrale E vi fa conoscere il sapore della beffa e l’istinto alla caccia più brutale. Io so che lei è stata là, In luoghi dove io non ho mai osato addentrarmi perché Ho avuto paura di essere un Re. E poi so bene perché Questo offende Dio, Perché in un istante la sua vita e la mia Saranno fuoco e poi cenere. Voi comprendete, siamo uomini del resto, L’incendio e il furore che solleva Sentire che la Causa si fa pretesto per braccare una personale preda Che lascia dietro sé una scia Torrida come l’estate Egea, Da arcaico sole nasce la sua vite E l’ebbrezza già si fa marea. Lo so… Tacete perché Non vi sembro io e, forse, provate anche pena di me, Ma non si può arrestare la folgore. Così… Ora ditemi voi Che dovrei fare io? Quale soluzione adottare con Lei Che folgore é già nel nome: Elettra!
8.
Traditi 03:43
9.
Non è come sprofondare Nella gora che accudisce, E chi frequenta l’oppio Fino in fondo ben conosce. Non è scossa di morfina Nelle vene in un crescendo, Come mandria di cavalli Resa folle da un incendio. Vorrei che tu mi avvolgessi Con premure, con amore Dentro ad ingiallite bende E mi donassi quel dolore Che sa di vecchi orfanotrofi, Di altalene rugginose, Come foglie in braccio al vento Nei tramonti, quando è ottobre. Vorrei un rosario da sgranare Mentre sul mio volto l’ombra Di un reticolo di sbarre Fa suggello a questa tomba. Il mio sguardo ancora mendica, Mentre si protende in alto, D’esser perdonata e tratta Fuori dal tuo braccio al fianco. Non volermene mio Amico, Pensa che la mia condanna Io la sconterò vivendo, Scivolando senza dramma Dentro un tetro camposanto Di siringhe e contenzioni, Dov’è il mio stesso rimpianto Che processa le intenzioni. Dove il fuoco che ci arde Non si estingue con l’Idea, E lo scrigno dei ricordi Tutto informa e nulla crea. Dove l’urlo di battaglia Che s’infuria contro il sole Pare un’eco fredda e morta Di passate ere d’Amore…
10.
Muri d’assenzio dentro di noi, Sorgeva un alba livida. Dal fronte del porto il fuoco iniziò, Sgomenti e scaltri sguardi che Ci si scambiò. Ma non si tremò, benché sbronzi. Una compagine strana, la Legione Fiumana, Con l’ardore incosciente che trascende il presente, Gioia, bestemmia e abbandono in un unico dono, Che degnifica al pari Patria e donne volgari. Però di quante tormente sono stato sorgente, Sul bordo di quanti vulcani mi sono bruciato le mani, Quali alcove agognate nottetempo ho violate, Vita come incursione e sedurre è un’opzione. Muri d’assenzio e tabacco per noi. Quel forte e buon macedone, Un sogno che sfuma nel piombo, si sa, Val bene un’avanguardia estetica, Ma ora è la Realtà … All’armi! Ma già l’artiglieria il sogno spazzava via. Tra la folla impazzita io la scorsi, smarrita. La bruna avventuriera con la bocca da fiera, Disse: “Maggiore, io resto. Dove è Lei lì è il mio posto”. Ed io: “Si metta in salvo, tra un po’ qui farà caldo”. Ci fu un unico bacio, ne ebbi il sangue incendiato, “Ora vada, perdio! Che qui è affare mio, E, se il Cielo ci assiste, ci vedremo a Trieste”. Col suo profumo ancora nelle nari Incontrai il mio destino con tanti miei pari, E un’ infilata di “fuoco fratello” Mi colse di schiena e mi snudò il cervello…
11.

about

The imaginary romance of Maggiore Cesare Renzi and the chanteuse Elettra Stavros, based on the historical background of d’Annunzio’s Fiume Endevour – 1918-1920.

credits

released January 4, 2021

Personnel
Mercy: vocals, lyrics, music, concepto, arrangements, backing vocals
Stefania T. D’Alterio: vocals, lyrics
Argento: classical and electric guitars, bass guitar, music, backing vocals
Francesco La Rosa: drums and percussions, programming, music
Fabio Gremo: classical guitar, music
Giuseppe Spanò: piano, keyboards
Azoth: bass guitar
Fabio Fabbri: trumpet
Riccardo Casazza/Davide La Rosa: accordion

Guest:
Andrea Chimenti (as Gabriele D’Annunzio in “Traditi“)

Sound Engineering and Mastering: Francesco La Rosa @ ReAbo Studios
Executive and Record Production: IANVA
Graphic Design and Supervision: Massimo Bellucci for “Antica Fonografia Il Levriero”

license

all rights reserved

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about

IANVA Genoa, Italy

Dark Cabaret, Orchestral Pop of the '60s, Melodrama, Chanson and Italian “canzone d’autore” flow with epic and highly visual compositions laced with touches of the very finest of Italian film score composers (Ennio Morricone, Nino Rota..) stamped with a unique style. Old Italian Style since 2004 ... more

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